Scrittura Trasduzionale: la voce del Silenzio
Scrittura Trasduzionale” è un’espressione che è stata coniata da Laura Grasso per indicare una particolare tecnica di scrittura che sfrutta in modo singolare, la funzione dell'Intuizione.
L'aggettivo "trasduzionale" deriva dal concetto di trasduzione; preso in prestito dalla Fisica, indica il processo di conversione di una particolare forma di energia tramite uno o più sistemi di trasformazione.
La componente trasduttrice vera e propria è, secondo L. Grasso, il Silenzio. Il silenzio di cui parla l’autrice non coincide con l’assenza di suono, quanto piuttosto con l’assenza di rumore, di quel brusio costante, dentro e fuori di noi, che accompagna le nostre giornate; è un silenzio prioritariamente interiore, non è interruzione, non è inconsapevolezza. E’ presenza pura, profonda attenzione e quieto ascolto. E’ come un foglio bianco, è spazio: è qualcosa di aperto, fatto apposta per ricevere. Questo silenzio è principio di creazione. Secondo L. Grasso, questo Silenzio, che in definitiva corrisponde a uno stato di estrema quiete interiore, non è una prerogativa di pochi eletti, ma può essere raggiunto da tutti attraverso l’esercizio. Ora, la scrittura trasduzionale altro non è che la voce del Silenzio. L. Grasso rileva infatti che da questo Silenzio sembrano sorgere delle parole particolari e pure, essenziali; frasi dall’architettura perfetta, di grande valore estetico ed estremamente evocative. "Detto linguaggio appare assolutamente unitario, nonché dotato di tenace identità. E’ certo diverso da quello dell’Oggi e pure, perfettamente intelligibile e potentemente espressivo per tutti coloro che, a partire da oggi, si prenderanno la briga di cercare di penetrarlo" ( "Sibylla" diL. Grasso, dall'Introduzione di F. M. Clemente ). Il modo in cui queste parole emergono, risulta ora a mio avviso, esemplificativo dell’insorgere dell’Intuizione come è stata esposta in questa tesi. La loro immediatezza e certezza, insieme al loro essere inequivocabili richiama interamente la metafora dell’illuminazione propria dell’intuizione. Illuminazione non è un termine casuale: queste parole fanno luce sulle aree oscure del nostro essere e allo stesso tempo provengono da zone d’ombra a cui è possibile accedere solo tramite la quiete del Silenzio. In un certo senso la Scrittura Trasduzionale rappresenta una tecnica di produzione volontaria dell’Intuizione sotto forma di parole che nella fattispecie si concretizza in un componimento poetico, in una creazione artistica. Leggendo “Il mito dell’analisi” di Hillman non ho potuto fare a meno di notare delle forti affinità tra il linguaggio che compare nelle scritture compiute col metodo trasduzionale e quello che l’autore descrive come appunto il linguaggio dell’Anima: “Questo linguaggio è al tempo stesso colto e incolto, artistico e grezzo. E’ un linguaggio mitico, metaforico, un discorso fatto di ambiguità, evocativo e minuzioso[...] Questo linguaggio sarà addottrinato e istruito, sarà un’espressione ricca e piena, una lingua della metafora, della poesia e del mito perché è obbligato a riflettere la bellezza della Psiche, gravida di voluttà". Queste parole che appaiono come intuizioni, sembrano avere un potere curativo; sono parole speciali perché vengono estratte da un universo incontaminato, lo si chiami inconscio collettivo, Psiche oggettiva, Akasha. Sono la rappresentazione di quel mondo situato in profondità abissali, che non è sottoposto alle perturbazioni della superficie; dove non tira vento, dove non c’è tempesta, dove regna la quiete. E anche qualora non si riesca a scavare così in fondo sono sempre parole circondate dalla pace che le ha prodotte e pertanto in linea di massima rassicuranti, non solo per chi le scrive, ma anche per chi le legge. Sono gocce di Anima concentrate e distillato della nostra essenza. Non sono solo una mera -per quanto innegabilmente catartica- espressione dell’inconscio che, pur vantando una sorprendente energia creativa e intuitiva, sappiamo anche essere la sede delle più grandi afflizioni e turbamenti; sono parole che in un certo senso attingono ad un bacino ancora più profondo, a cui è possibile avvicinarsi soltanto se si mette a tacere la problematicità contingente dell’esistenza. L’eco silenziosa che fa rituonare ogni parola è il contrassegno inconfondibile dell’autentica poesia e più il verso proviene dal profondo, più è in grado di avere valenza universale e di risuonare intensamente nella coscienza di chi lo legge.