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Canti dal Nord


Illustrazioni di Felice M. Clemente

Il canto “Filo fino d’Oriente” è il manifesto poetico dell'opera.

Non resta che lasciarsi portare dai suoi versi, per intuirne il senso e la struttura.

Filo fino d’Oriente

sciogli il tuo antico ricamo...

Il filo, ordito unico di molte trame, è quella particolare sintonia che ci conduce in un tempo lontano, attraverso remoti paesaggi nordici.

Srotolando l'ordito appare il ricamo: un arazzo pregiato, intessuto con filo di seta.

Le sue effigi ci raccontano storie di abitanti raminghi di quei paraggi sperduti, veri e propri scenari dell'anima.

Sono canti stilati nel linguaggio cifrato e potentemente evocativo dell'inconscio, che attinge i suoi sintagmi al di là dell'immaginazione, direttamente dal grande mare delle recondite memorie collettive.

… sorge senza sintassi,

senza orpelli né lustri...

Affiorano cronache minori, di quelle che la Storia non ricorda; non gloriose saghe o famose battaglie di favolosi regni.

Sono disparati frammenti di vicende umane, congiunti dallo stesso lancinante ardore: un grido che ancora riecheggia, imprigionato nella coltre di gelo dell'oblio.

Questo misterioso canzoniere sorge senza sintassi narrativa, come una raccolta di fotogrammi vibranti di pellicole perdute. Non si snoda, alla maniera dei grandi componimenti epici, in una ordinata successione di episodi; ma si annoda di volta in volta intorno al suo fulcro passionale.

Orpelli e lustri sono quelle pubbliche onorificenze che consegnano un evento alla Storia.

I Canti qui raccolti, invece, nascono dall'inconfessabile incontro dell'uomo col proprio destino.

Canto, dunque, non è solo l’atavico strumento di trasmissione orale di gesta e amori cavallereschi; è anche il modo di esprimersi della vita stessa, quale grande sinfonia delle vicende umane di tutti i tempi.

… come una medaglia senza onore,

una coppa senza vino,

un destriero indomito senza cavaliere...

Ecco alcuni di quei paradossi tipici della nostra condizione. Si consumano spesso così, nell'incongruenza, le tragedie di anonimi vissuti, per poi dissolversi nelle polveri del tempo.

… E’ poi sinistra, ma nobile impresa...

Rievocare questo genere di storie significa affrontare il turbamento che suscita il lato oscuro dell'esistenza.

Nobile è l'audacia di riscattare dagli abissi della tragedia un eroismo purificato dal fuoco dell'estremo dolore.

Il ritratto che si rivela infine è quello di un'umanità redenta alla luce della veridicità delle parole affilate e sincere (v. Epilogo) di questi componimenti.

… di un veliero,

trascinato dopo la tempesta,

nel silenzio della tua memoria

Questo silenzio non si riferisce tanto al senso di smarrimento di una memoria cancellata, ma forse al suo esatto opposto. Il silenzio è strumento eletto dell'autrice, presenza pura, profonda attenzione, quieto ascolto: un vuoto che ha il potere di

risucchiare l'oscuro mare dell'oblio attraendo a sé il vascello, i naufraghi e la quintessenza della loro tempesta esistenziale.

Così, dopo aver vagato a lungo alla deriva, il relitto giunge finalmente alla rada della memoria eterna.

Il filo fino d'Oriente è la scrittura stessa, un filo vivo d'inchiostro che scorre sulla carta. Il suo ricamo istoriato riallaccia il passato al futuro.

Permettendo al lettore di fremere ancora di quelle emozioni senza tempo, risveglia in lui l'innato ardore: antico e nobile retaggio, vero protagonista di questi scritti.

Vento del nord... Vento del sud

Lei giace addormentata

Con timido sorriso e ingenuo stupore

immobile contempli

l’innocente grazia sua

Sussurra al suo orecchio

l’amata canzone delle intrepide gesta tue

inno alla gloria e alla passione

Non la superbia dei tuoi finimenti

non la tua scellerata destrezza

ma l’impeto cruento del tuo nobile ardore

fenda come spada sguainata

la dolcezza immacolata dei suoi pensieri


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