La Scrittura Trasduzionale: aspetti curativi dell'intuizione artistica
Il lavoro che Laura Grasso sta compiendo con successo nelle Carceri Italiane, benché non si può dire che si tratti di una psicoterapia, potrebbe senz’altro ispirare qualcuno a prendere in considerazione dei training sull’intuizione nella pratica clinica. Laura Grasso ha stilato un metodo di insegnamento di una particolare tecnica di scrittura creativa, prettamente intuitiva, da lei chiamata Scrittura Trasduzionale. Le prospettive terapeutiche che il suo lavoro con i detenuti rivela sono interessanti e molteplici. Infine, l’esperienza di Laura Grasso permette di riflettere sul ruolo dell’intuizione artistica in terapia e, allo stesso tempo, propone uno strumento reale per sviluppare questa funzione. Dal Capitolo IV sappiamo che i partecipanti al progetto di Laura Grasso riferiscono di aver ottenuto dei benefici psicologici dall’apprendimento e la pratica della Scrittura Trasduzionale. Grasso, d’altro canto, riassume così gli obiettivi raggiunti in seno ai suoi seminari: “Abbiamo sperimentato come la S.T. possa essere un percorso interiore verso orizzonti sconosciuti; un’opportunità di aprire spazi di libertà conoscitiva ed espressiva. Abbiamo capito che “le parole creano mondi”, che hanno il potere di incidere dentro e fuori di noi e di cambiare la qualità della nostra vita. Abbiamo scoperto che le parole che scaturiscono dalla S.T., sono parole speciali perché provengono da quella parte di noi che è pura, autentica e saggia.” ( Storie di Regina Coeli- Scritture dal Silenzio, Grasso L. 2017). Alla luce di quanto detto, l’ipotesi generale che desidero avanzare riguarda l’eventualità di un utilizzo specifico dell’Intuizione a scopi terapeutici. Attraverso il pensiero di Jung sull’Arte da un lato e l’esperienza di Laura Grasso sulla Scrittura Trasduzionale dall’altro, abbiamo avuto modo di identificare una particolare forma di espressione artistica che si fonda quasi esclusivamente sull’Intuizione. Inoltre Laura Grasso pone l’accento sul fatto che questo tipo di arte non è solo appannaggio di pochi eletti; ma, bensì, di chiunque voglia cimentarsi nell’esercizio del “Silenzio”. Come sappiano (Capitolo IV, “Jung: la funzione trascendente e l’immaginazione attiva”) un’idea analoga veniva espressa da Jung in accordo ai concetti di “Funzione trascendente” e “Immaginazione attiva”. Jung partiva infatti dal presupposto che un lavoro consapevole e intenzionale sull’Intuizione non solo è possibile ma, con buone probabilità, è anche vantaggioso per la psiche. Ora, ritengo che la causa principale di presunti benefici, risieda proprio nella capacità dell’intuizione di mettere in comunicazione tra loro due mondi, di primo acchito inconciliabili: l’inconscio e la coscienza. Pertanto l’Intuizione sembra conferire “a chi la pratica” un inedito senso di coesione interna e pienezza. Un ulteriore giovamento che deriva dalla pratica dell’Intuizione è legato, alla possibilità di portare alla coscienza dei contenuti inconsci. Un atto creativo, equiparabile alla “creazione visionaria” di junghiana memoria, sarebbe quindi verosimilmente un ottimo strumento per incoraggiare il riemergere di contenuti rimossi. Ma l’ipotesi più interessante resta secondo me quella che mette in evidenza la peculiarità dell’Intuizione di recare benessere conferendo un senso di continuità e integrità all’individuo.[...]