Ritratti
[...] Affacciati alla finestra e scorgerai insoliti lamenti;
non il tramestio allegro delle cicale.
E’ il lamento dell’uomo che innalza il suo dolore oltre i confini dello scibile e del plausibile.
Scintilla nella notte, come tremula fiammella, il suo cuore,
sopra ogni cosa consumato dall’empietà del destino.
Unica, vera sorgente di strazio è il suo incoercibile e parimenti inalienabile, senso di vacuità.
Non solo lai, ma giuliva enfasi t’incoglie al solo mirare e rimirare l’umana imperfezione, incastonata nella cruda ed intramontabile solennità del divino esistere.
Non trascendenza, ma ultima e inesorabile, infinita cruenza,
intrisa di sublime impeto di perfezione.
Solo quando, con temerario ardimento accogli
l’incongrua quanto fine, ma infallibile voce, puoi sorprenderti
di quanto semplice sia, avvolgerti di umano stupore.
Non dissipare in inutili tormenti il sacro fervore;
ardi di divina luce in questa notte senza incanto.